E’ sempre un po’ con spirito d’avventura che si va ad un concerto di un artista che non si e’ mai sentito prima, magari qualcuno te ne ha parlato bene pero’ non sai precisamente cosa aspettarti, non l’ho fatto molte volte, per PJ Harvey e Rickie Lee Jones, o Cristina Dona’ anche se in questo caso almeno una preview l’avevo avuta. Diciamo che in questo caso forse la scintilla che mi ha fatto decidere pera andare a sentire Dan Bern a Gallarate e’ stata un passaggio della biografia dove si diceWith an electrifying stage presence, Dan’s been described as “a big guy in boots with a six-string and a flat-top who hits the stage like a freight train,” singing “songs that grab you, wrap you up and spit you out with your jaw ajar.” E in effetti il ragazzone sa tenere bene la scena con canzoni come bozzetti rapidi (come quelli che lui disegna di sua mano nell’ultimo disco) di immagini di viaggi e di incontri, anche italici (da San Gimignano a Roma) come se fossero delle foto digitali: rapide per cogliere l’attimo senza troppe elaborazioni, specialemnte se suonate unplugged schitarrando sulla chitarra, descritta giustamente da analize come molto da battaglia.
C’e’ una notevole dose di ironia e divertimento in quello che canta e non ha paura di affrontare temi anche scomodi (come quando post 11/9 dice in una canzone che chiunque conosce uno che conosce uno che conosce uno che si pensa che forse sia un terrorista, beh quello e’ un terrorista pure lui) o comunque non scontati come il rapporto con Dio oppure canzoni con nomi e cognomi, come quando canta una parodia dei Beatles dove a mano a mano si aggiungono ai quattro da Kurt Cobain a Neil Young passando per Springsteen e altri ancora. Al concerto mi sono anche preso il suo ultimo disco e mi piace anche come sound ,irrobustito semmai fosse necessario dalla band. Certo (anzi certo certo certo uhm certo si certo) sto ancora capendo cosa dice nei testi pero’ e’ una piacevole esplorazione e una voce schiettamente folk, nel senso di storie e immagini prese dalla vita di ogni giorno e forse proprio questa e’ l’impronta che lascia