Tutto e’ iniziato ascoltando “Man of the hour” nel doppio cd live dei Pearl Jam (benaroya hall 2003). Qui Eddie Vedder racconta che un paio di settimane prima il regista Tim Burton gli aveva inviato un anteprima di Big Fish e chiesto una canzone per i titoli di coda. Oltre al fatto che eseguissero una canzone ancora unreleased, proprio la canzone stessa mi aveva colpito per la sua grazia e serenita’ aggiungiamo il commento positivo di Ed al film ed ecco che il noleggio diventava improcrastinabile.
Il film mi e’ piaciuto molto e trovo sia piuttosto difficile da catalogare, direi che al centro c’e’ questo concetto delle storie che una persona racconta circa la propria vita e tutto quello che ci gira attorno; storie in cui e’ difficile scorgere il confine tra fantasia e realta’, ma non e’ questo il punto. In realta’ il film mi ha dato lo spunto per ripensare al raccontare.
Una storia non esiste se non hai a chi raccontarla, nel racconto e nella sua ripetizione si crea un ponte tra due o piu’ persone, tra due o piu’ momenti anche molto distanti nel tempo: sentire mia mamma quando mi racconta della sua infanzia (e ha una memoria decisamente buona) mi riporta in quei luoghi dove ha vissuto, e’ un tramandare e collegare.
Arricchire un racconto a volte serve per stimolare la curiosita’, renderlo piu’ vivo e non lasciarlo svanire. Nel film si dice che a furia di ripetere queste storie, si diventa quelle storie, non so se sia vero, ma certamente avere storie da raccontare rende la vita piu’ interessante; per certi versi e’ quello che succede su queste pagine, dove l’intestazione “ciampa has a story to tell and it’s ciampalog” e’ li’ da sempre, certo senza la pretesa di creare un’opera d’arte.
geekpostilla : Il film mi ha introdotto allo smanettamento con autogk, xvid, besweet e altri sw per i dvd di cui ignoravo l’esistenza, e ora mi sto ascoltando in .mp3 la versione di “man of the hour” che si sente sui titoli di coda.