Di ritorno dopo cinque giorni al Cairo, per lavoro si’, ma con diversi momenti di gioco e anche un po’ di occasioni per visitare la citta’. Era la mia prima volta in Egitto e anche nel continente africano. Una citta’ enorme (20 milioni di abitanti, con una crescita di 1 milione all’anno), dai forti contrasti : dal nostro lussuoso hotel, parte di un centro commerciale che dovrebbe essere il dodicesimo al mondo per dimensioni e secondo al di fuori dagli USA, alla “citta’ dei morti”, un agglomerato di quelle che da lontano sembrano case,in realta’ e’ un cimitero, con pero’ ancora persone che ci vivono dentro, come diceva la guida : you’ve very quiet neighbours…
Con queste popolazione la citta’ cresce in altezza, ci sono palazzi smisurati e una gran parte di costruzioni incompiute : con i ferri del cemento armato che puntano il cielo e i muri di mattoni (non si pagano tasse sulle case non finite).
Siamo stati alle piramidi di Giza (e sono entrato in quella di Chefren), visto la Sfinge ed il Museo Egizio : quel genere di posti che da sempre vedi sui libri di testo e poi ti ci ritrovi proprio li’. Sfruttando fino all’ultimo minuto, abbiamo girato per il bazar Khan el Khalili con relativo mercanteggiare per comprare oggettini e siamo entrati nella moschea di Mohammad Ali’: alabastro a profusione, tappeti e la sensazione di spazialita’ non orientata e senza riferimenti di immagini, sculture , cosi’ diversa da una chiesa.
Il nostro taxista/guida comunque ci dice che non ci sono problemi particolari tra gente di diverse fedi, dai cristiani copti ai musulmani, interessante questa convivenza apparentemente pacifica.
In questi giorni mi sembra di aver mangiato come un vitello, complici i vari buffet e i coffee break con biscottini. E’ stata notevole la cena in una tenda vicino alle piramidi, gustando cibo tipico speziato dai nomi impronunciabili anche se alcuni cibi si ritrovano in tradizioni di paesi vicini nel mediterraneo, come i dolci al miele, o il kebab o i falafel, il tutto innaffiato di buon vino rosso egiziano (una sorpresa onestamente, il vitigno e’ comunque cabernet).

Per degnamente completare il tutto, lo spettacolo di danzatori roteanti (a me bastano 3 giri per non capire piu’ come mi chiamo), seguiti da fanciulle dalle mosse sinuose. Questa miscela accompagnata dal ritmo delle percussioni mediorientali e’ in grado dopo un po’ di mandare in trance.