Il tempo piovoso invita alla lettura al caldo della casa. Ho appena finito un libro non propriamente accessibile : “Le porte regali“, un saggio sull’icona scritto negli anni ’20 da Pavel Florenskij che avevo sentito menzionare di recente su La Stampa. Sono stati i viaggi in Grecia a farmi incuriosire all’iconografia ortodossa : dalle icone, o meglio le riproduzioni che si possono trovare in vendita anche nei bazar, alle chiese con fedeli che entrano, sostano, baciano le icone, pregano ed escono. Non c’e’ nulla come trovarsi di fronte ad un iconostasi (la parete che separa l’abside), come ad esempio nel monastero di Moni Agia Triada a Creta : l’impatto della purezza del colore e delle immagini pressoche immutabili nel tempo suggeriscono che non si tratti solamente di pittura o arte religiosa.
Gia’ durante un’interessante conversazione con mio cugino, che… essendo del mestiere, se ne intende, mi spiegava che le icone non sono un semplice oggetto d’arte e pertanto non ci sono testi o descrizioni le commentino, o meglio l’icona per gli ortodossi e’ piu’ una questione di esperienza tangibile, e altrimenti non si spiegherebbe la vera e propria venerazione. Il tema e’ certamente complesso e riuscire a spiegarlo in poche righe e’ impresa al di la’ delle mie capacita’. Il punto di partenza e’ proprio all’inizio del libro, e anche all’inizio della Bibbia : “In principio Dio creo’ il cielo e la terra” (Gen I,1) Se quindi esistono simultaneamente queste due dimensioni, la ricerca di un punto di contatto intellegibile e’ ritrovata dall’ortodossia nell’icona. Definire un’icona e’ un po’ come definire una finestra: non e’ tanto questione di materiali, del telaio o del vetro, l’essenza di una finestra -presuppone- un interno, un esterno ed un tramite.
A volte comunque i discorsi troppo complessi rischiano di far venir meno l’esperienza diretta e la ricerca di un significato personale : nel volto sereno, ma pieno di una comprensione illimitata, di Gesu’ in braccio a Maria che con grazia e attenzione guarda a Lui c’e’ una forza e una dolcezza che mi ha fatto scegliere questa icona tra altre nell’ultimo viaggio a Kos e volerla portare nella nostra (nuova) casa.