Lavoro e tempo libero: parte II
Aristotele, a conclusione della sua Etica nicomachea , suggerisce una da un articolo di Domenico De Masi su 24magazine del 7/8/2004 L’autore ha scritto un libro intitolato : ” L’ozio creativo” e nello stesso articolo precisa che:
classificazione delle attivita’ umane in quattro categorie : il lavoro faticoso
(pomos), gli affari (ascholia), il gioco (paidia), il diletto coltivato
(schole). Secondo il grande filosofo, tutti gli uomini sono capaci di ammazzarsi
di fatica, di sfaccendare e divertirsi. Ma il diletto coltivato che costituisce
una forma sublime di gioco e riservato ai soli esseri umani veramente liberi :
nel corpo e nell’anima.
“per ozio creativo non intendo la pigrizia, il dolce far niente, l’ignavia,
l’inerzia, l’ammazzare il tempo. Intendo la valorizzazione del tempo grazie alla
capacita’, frequente negli scenziati e negli artisti di sommare in modo
inestricabile il lavoro, lo studio e il gioco. Quando la nostra attivita’ si
trasforma in ozio creativo non sappiamo dire neppure noi che cosa stiamo facendo
: se stiamo producendo ricchezza, sapere o allegria; se stiamo lavorando o ci
stiamo divertendo. E’ questo il genere di vitalita’ che si riscontra molto
spesso nelle persone geniali : un’estrema fertilita’ del pensiero accompagnata
da un’apparente pigrizia”