Trieste surprise

A volte le città ti riservano sorprese: l’immagine di Trieste che avevo era fredda e distante, sarà perche’ ci sono stato qui alcune volte per lavoro tipicamente in inverno, arrivarci ieri sera, dopo cinque ore di macchina da milano sicuramente mi ha fatto percepire la distanza, ma poi … affollamento di macchine e gente sul lungomare, arrivati nella citta’ spazi architettonici recuperati (c’e’ una mostra su Wharhol che inizia sabato) , e ancora gente, giovani, bar e pub pieni, insomma atmosfera da posto di vacanze. L’hotel Miramare e’ piuttosto hi-tech : lampade Artemide (Tolomeo e Tizio) in camera, dove c’e’ anche un flat da 23” con jukebox mp3, uso del grigio post-industriale, e wi-fi via tin che scopro avere un roaming con vodafone, quindi ricevuta la password sul mio cell posso bloggare (aggratis spero) e controllare le ultime e-mail. comunque per il lato sorprese, arrivare nell’hotel all’una di notte e sul mare che e’ proprio di fronte vedere ragazzi e ragazze che fanno il bagno tranquilli e giocosi, risvegliarsi la mattina (tu tutu tututtutu) e vedere alle sette signori anziani già sul lungomare e che fanno il bagno… e’ tutto un ciclo.

God is in da house

captato con le mie ben note facolta’ di peripheral ear in ufficio, dove una collega telefona ad un collega portoghese :

Hello, i’m xxx, is there Jesus ?, i need to speak urgently to him…

si, viaggiare

ma fondamentalmente per lavoro… solitamente in questo periodo mi sarei aspettato una certa riduzione della mole di lavoro causa ferie, invece la statistica non mi da’ ragione quest anno e cosi’ ecco inanellare nell’arco di pochi giorni trasferte a roma, parigi e prima della fine del mese trieste e verosimilmente di nuovo roma. atene invece rimandata, si vede che almeno li’ per trovare i clienti bisogna andare su qualche spiaggia.

per quanto riguarda parigi tra gli highlights (non lavorativi) la scoperta casuale di un museo “etnico” (Musee du quai Branly) in rue de l’universite’ mentre vagavamo sotto il sole domenicale cocente in navigazione a vista verso la tour eiffel. Non casuale, ma su azzeccata segnalazione di gente del luogo, la scoperta del ristorante “chez paul” in rue charonne (vicino place de la bastille) come dire: da me… E’ un posto molto vintage con menu’ scritti a mano, cucina tradizionale con carne deliziosa che abbiamo accompagnato con rotondo vino della provenza e dolci assolutamente memorabili. Dopo tutto questo lavoro per agosto vorrei viaggiare fondamentalmente per vacanza, forse dovrei indossare una maglietta che ho visto in giro : besoin de vacances…

as the years go by

senza nessuna cerimonia ufficiale o un regalo di compleanno (che so’ un restyling), sono passati cinque anni da che questo sito e il relativo blog sono online, cinque anni, un periodo di solito associato a cicli scolastici, e comunque un bel po’, se poi ci penso in realta’ sono dieci gli anni ormai da cui ho una qualche presenza su internet, mi ricordo ancora la prima pagina, orribile e giusto per dire “ci sono” su geocities, con una tabella per mostrare gli incredibili vantaggi della cache asincrona su non mi ricordo che processore. Se poi vado a ritroso sono ancora di piu’ gli anni in cui prima del sito comunque avevo fatto una qualche esperienza “telematica”, direi nel 1995 il primo collegamento a internet e i newsgroup o e-mail con amici di studio. e per risalire agli albori nel 1992 il primo collegamento con una BBS, termine che immagino molti navigatori odierni ignorino, come pure il fatto di collegarsi con modem a 14.4k e avere schermate “stile dos”. eh come passa il tempo.

compagni di scuola

Negli ultimi tempi mi e’ capitato un paio di volte di rispolverare le foto di fine anno scolastico per rivedere alcuni volti di compagni di scuola. Se non si e’ stabilito un rapporto che superi le mura dell’aula difficilmente una volta finita la scuola si rimane in contatto. Certo si puo’ venire a sapere di alcuni che sono andati a lavorare in altri continenti, di altri che si sono sposati, avuto bambini e poi separati e di altre traversie che la vita puo’ riservare.
Oppure da una televisione locale sentire un nome che ti ricorda quella persona e venire a sapere ha perso la vita in un incidente in moto in citta’ . Sfogliare le foto della quinta elementare vedere che era proprio il bambino seduto di fianco a te, quello con la firmetta piu’ piccola tra tutte, e sapere che le nostre strade non si rincontreranno, almeno in questa vita. Altre che invece si potranno incrociare sono quelle di una coppia di alumni che da compagni di scuola sono diventati marito e moglie, con lei in dolce attesa. E cosi’ e’ una sorpresa rivederli dopo 17 anni e scoprire che sono praticamente vicini di condominio nella nostra nuova casetta.

don’t come knocking

mi piacciono i film di Wim Wenders, quegli scenari a volte dilatati, accompagnati di solito da una buona colonna sonora e sprazzi di tecnologia, in “non bussare alla mia porta” ci sono gli scenari del west americano, lo Utah che mancano all’appello dei miei viaggi, ma c’e’ il Montana o meglio la citta’ di Butte (ci sono passato vicino nel mio viaggio nel 1999 nel midwest : North/South Dakota, Montana, Wyoming). poca tecnologia , giusto una fugace apparizione di un mac, si vede che apple gli piace. Dal DVD un paio di cose che non sapevo : lo sceneggiatore e’ Sam Shepard che e’ anche il protagonista maschile, sposato con Jessica Lange, che qui ha un ruolo centrale.

it’s hard to make a stand

due giorni a rimini, per l’italian trading forum, un evento con vari momenti di formazione e incontri degli online traders, un pubblico eterogeneo: dallo studente che e’ convinto di aver trovato la formula matematica che lo rendera’ ricco al pensionato che comunque fa trading sul bund. C’e’ un afflusso notevole e appassionato ai vari temi, la cosa interessante e’ che molto spesso le esigenze e la preparazione di trader privati sono simili o superiori a quelle di clienti istituzionali.

Tra le note negative il fatto di essere in piedi per la maggior parte del tempo da due giorni per fare demo allo stand di cui siamo ospiti, tra quelle positive l’essere tornato a cenare al ristorante la sangiovesa a santarcangelo di romagna, delizioso sia per la cucina che per l’ambientazione tra mattoni a vista e stufe artistiche. Tra l’altro non sapevo che sotto santarcangelo si dipana un nugolo di grotte collegate, da esplorare.

pixie

maybe you don’t like your job
maybe you didn’t get enough sleep
well, nobody likes their job
nobody got enough sleep
maybe you just had
the worst day of your life
but, you know, there’s no escape
and there’s no excuse
so just suck up and be nice

pixie – ani difranco

da Maratona alla maratona

E’ stato un weekend “esteso” piuttosto vario e interessante, iniziato giovedi’ quando verso l’una di notte in taxi mi sembra di riuscire a leggere un cartello per maratona, tra l’aeroporto e Atene citta’ dove arrivo per un viaggio di lavoro. Fondamentalmente solo lavoro non avendo tempo per arricchire, come mi piace fare se c’e’ tempo libero, la conoscenza del posto. Quindi solo un nescafe frappe’ with milk and sugar e una tiropita per ricordarmi dove ero e vista la mia passione per le icone, vorra’ dire che il museo bizantino mi aspettera’ la prossima volta.
Poi si arriva a sabato, con il matrimonio di un caro amico dai tempi del liceo, ottima la scelta del posto in un castello del biellese e tutto l’insieme. Sara’ per smaltire il banchetto nuziale che il primo maggio eccoci alla maratona del riso (anche se lo ammetto abbiamo fatto la corsetta da 3 km e non la maratona vera e propria, ma da qualche parte bisogna iniziare). Il mio girovita ringrazia e si uniscono anche i polpaccetti cementati, dissente un po’ il ginocchio destro ma lui e’ sempre cosi’.

alle radici della musica

c’e’ un piacere sottile nel comprare un disco non appena viene messo in vendita: recarsi nel negozio, trovarlo in bella vista se di un artista famoso o andare a cercarselo, prenderlo tra le mani e poi scartarlo quanto prima per poterlo ascoltare.
Cosi’ e’ stata anche questa volta per il nuovo di Bruce Springsteen, uno stile diverso dal solito ma a me non sconosciuto,gia’ parecchio tempo fa avevo un vinile “folkways” dove lui faceva un paio di cover di woody guthrie e poi nel 2000 usci’ ‘til we outnumber’em , una raccolta prodotta da ani difranco dove tra gli altri artisti bruce faceva un altro paio di pezzi folk di guthrie. Ani si e’ sempre proclamata una folksinger, ma la maggior parte delle sue canzoni sono “contemporanee”, certo non mancano rivisitazioni di classici, ed e questo un genere che ci manca o meglio e’ ben difficile farlo riemergere come una radice condivisa : certo ci sono le canzoni dei partigiani o quelle delle mondine e forse “pay me my money down” potrebbe fare il paio con “sciur padrun dali beli braghi bianchi cala li palanchi“.
Comunque il primo ascolto di “we shall overcome” mi da soddisfazione, come pure aprire il package cartonato e leggermi i testi nel libretto. certo. per ascoltarlo l’ho gia’ messo sull ipod e me lo porto in giro.

quanti “media” diversi mi sono passati per le mani : al di la’ dai primi dischi dei miei genitori (mi ricordo ancora un disco che si intitolava “legata ad un granello di sabbia” o “scandalo al sole”, con un giradischi anni 60 ai primi dischi 45 giri comprati per me (il primo in assoluto “la tartaruga” di bruno lauzi, seguito con un discreto salto da “another brick in the wall” dei pink floyd. poi nel 1983 la prima radio con le cassette su cui registrare, nell 1987 arriva lo stereo e qui i vinili, 33 giri indimenticabili : volete mettere aprire il doppio di “the river” o il quintuplo live 75-85 sempre di springsteen ? le cassette continuano e vanno avanti ancora, soprattutto per l’autoradio. poi direi nei primi anni 90 ecco il cd : suono digitale, un po’ freddo (e costoso) pero’ molto piu’ trasportabile del vinile, anche se fino al 1996 non arriva un masterizzatore, per potersi fare l’equivalente della “cassettina” di dieci anni prima. Nel 2000 inizia una parentesi con un media non molto popolare : il minidisc. comodo per registrare in digitale, soprattutto dal vivo, ora mi sembra un periodo molto lontano. La tecnologia evolve, arrivano gli mp3 e giusto un anno fa compro un ipod : 30 giga di spazio per poter avere tutta la musica che voglio che mi segue. Cambia anche il modo di ascoltare, risaltano piu’ i brani singoli e ci si mette un secondo a creare una playlist (cassettina virtuale reloaded), certo manca la fisicita’ del supporto pero’ ci sono altri vantaggi, verrebbe da pensare che la gamma possibile dei supporti e media sia completa, si’ ci potranno essere dei miglioramenti in termini di qualita’ sui cd/dvd o nei sistemi di compressione, ma chi avrebbe potuto prevedere questa evoluzione 25 anni fa ?