can’t stop to save my soul

dopo giornate di lavoro intense, oggi il clima pre-festivo si sente: tempi dimezzati viaggiando in macchina, poche e-mail, telefono pressoche’ silenzioso, quella sensazione da ultimo giorno di scuola, anche se qui di vacanze all’orizzonte prossimo ancora non se ne vedono; teniamo duro

dreams don’t stop

mi accorgo quando mi sveglio piu’ o meno improvvisamente che il cervello lavora e lavora e si immagina fantastici letti con incorporata cabina doccia oppure un geniale sistema di fornitura elettrica per la rete francese con dei bombolotti da collegare come quelli per l’acqua in ufficio. Ma anche ad occhi aperti si puo’ sognare di gatti blu che ravanano all’interno di tre ovali e dall’ovale passare a sabbia dorata e porcellanata da incastonare tra una lavagna vulcanica e un blu ancora piu’ profondo. Perche’ poi quando vedi subito la prima volta la sabbia giusta, si potrai pure girare altre sette spiagge ma sai che non puoi sbagliare, come un arciere bendato che colpisce il bersaglio.

architetture possibili

probabilmente se avessi scelto la strada dall’architettura, ora troverei piu’ facile predisporre la nuova casa in modo che prima o poi sia abitabile, ma forse no, visto che il mio interesse era piu’ per gli aspetti strutturali che non per l’arredameno o il design. comunque l’importante e’ andare avanti, ritagliare un po’ di tempo e districarsi tra le piastrelle, il frigo, locale per locale fino a potersi godere il risultato.

break the night with colour

decisamente nelle ultime settimane la canzone in cima ai miei ascolti e’ stata break the night with colour dal nuovo album di richard ashcroft. C’e’ qualcosa di classico in quella canzone, con quel sapore bittersweet che mi fa apprezzare richard e lo fa sentire vicino, anche nelle sue foto c’e’ qualcosa che mi ricollega ad anni e momenti un po’ lontani ora . inoltre c’e’ il fattore cronologico: e’ interessante pensare che richard, ani di franco e ben harper, quindi tre degli artisti che stimo maggiormente hanno piu’ o meno la mia eta’. Ritornando alla canzone, ha quell’equilibrio proprio della semplicita’, alla fine sono due giri di 4 accordi (Dm, F, C, G e Am, Em, F, C ) e rende bene anche nella versione acustica su iTunes , piu’ lenta, dove il flauto e la slide accarezzano la melodia come nella versione cd fa la chitarra twang e forse una slide elettrica o comunque un onda sinusoidale pura come un budino arancione.
Nell’originale e anche nel video si sentono dei leggeri cracks come da puntina sul vinile, stesi sulla trama degli accordi sul clavicembalo.
Non ancora soddisfatto, ho estratto l’audio dalla versione live contenuta nel DVD che accompagna il cd e quindi posso variare su almeno tre versioni. Ci sono passaggi nel testo che mi risuonano costantemente :

The corridors of discontent that i’ve been travelling
On the lonely search for truth, the world’s so frightening
Nothing’s going right today ‘cause nothing ever does

Time for me to break my cover
Time for me to move ahead

you think i’m giving it up , here i come again

ma nonostante le mie parole, la bellezza della canzone rimane lontana e solo parzialmente descrivibile, come dice Springsteen aprendo VH1 storytellers :
talking about music is like talking about sex, can you describe it ? are you supposed to ?

interattivita’ analogica

C’e’ un analogia tra la musica e internet, almeno dal mio punto di vista, si tratta di due media che lasciano spazio personale all’interazione. Voglio dire : dopo aver ascoltato buona musica ti viene voglia di crearla, o per lo meno, ri-crearla. Cosi’ come internet, ti imbatti un sito fatto bene e ne puoi trovare ispirazione per creare qualcosa, cosa che non accade che ne so’ con la televisione o il cinema.

Ho avuto strumenti musicali in giro da quando ero piccolo, ma diciamola tutta, sara’ il mio scarso talento musicale o il fatto di avere molti interessi diversi, non e’ che abbia approfondito mai bene o sappia suonare decentemente qualcosa, specialmente ora.

La cosa che mi colpisce e’ che grazie alla tecnologia ora su un pc normalissimo si riescono ad avere a disposizione strumenti virtuali e sonorita’ che un tempo avrebbero
richiesto solo l’originale. Certo la storia della sintesi elettronica del suono e’ lunga ma e’ anche interessante vedere che in molti casi va a ritroso : cercando di recuperare sonorita’ analogiche proprie di strumenti di 30 o 40 anni fa. : un esempio l’organo B4 della Native Instruments che riproduce a mio parere in maniera notevole il suono mitico dell’Hammond B3. Non solo l’orecchio ma anche l’occhio e’ soddisfatto, vedete i dettagli sul loro sito.

Si tratta comunque di strumenti a tastiera, quindi con un input “digitale”, la mia ultima scoperta invece e’ la possibilita’ di riprodurre il suono di ampli a valvole e di pilotarli con una normale chitarra elettrica, et voila’ con Simulanalog (oltretutto freeware) basta infilare il cavo della chitarra nel line in della scheda audio e trovarsi in uscita il suono di un Marhall JCM900 o un Fender Twin del 1969.

Certo, poi bisognerebbe saperla suonare, ma quello e’ un altro discorso

sorprenderti ogni giorno

Gennaio gia’ si avvia al termine e il 2006 ormai e’ a pieno regime, nel mio caso poi che non mi sono praticamente fermato per le feste e’ come mantenere un ritmo da mezzofondista dall’inizio di dicembre. Proprio oggi pero’ mi piace ricordare un augurio che era stato rivolto il primo giorno dell’anno da un frate durante la messa : possiate sorprendervi e meravigliarvi ogni giorno. e ovviamente in senso positivo.
Il senso dello stupore si smarrisce sovente, oppure si risveglia in circostanze negative o tragiche, ma la meraviglia, quella dettata dalla bellezza e dalla scoperta e’ un dono che richiede attenzione per essere trovato dentro di noi , nelle relazioni con gli altri e in cio’ che ci circonda, proprio nelle cose semplici, non necessariamente straordinarie.

una matrice di neve

sono qui davanti ad un pc dove uno script sta facendo frullare una serie di comandi che scorrono veloci, quasi come in matrix, comandi come fiocchi della neve che cade copiosa fuori e che ha reso gia’ arrivare dal cliente un’impresa. pero’ tutto sommato interessante

nullus mensis sine linea

un mese dall’ultimo post, e il bello e’ che ne ho un po’ che mi ballano in testa, bloccati dal collo di bottiglia di un post di bilancio di fine anno che richiederebbe solo di trovare un quarto d’ora per essere scritto. poi io sui bilanci mi sono sempre preso il mio tempo e passato il momento non vale neanche la pena farne, e allora rimettiamo in funzione la penna, anche se elettronica, perche’ se passa troppo tempo poi si perde la mano. Certo il proposito bello di scrivere ogni giorno e’ un miraggio, ma almeno non lasciare passare un mese.

forever

…people spend so much time
every single day
runnin’ ‘round all over town
givin’ their forever away
but no not me
i won’t let my forever roam
and now i hope i can find
my forever a home
so give me your forever
please your forever
not a day less will do
from you…

forever – ben harper

multitasking vs in depth

nella maggior parte dei casi il mio lavoro e’ sempre stato su diversi fronti in simultanea, diversi clienti, prodotti, situazioni, anche la stessa architettura dell’open space favorisce il fatto che chi passa di li’ chieda una cosa che non c’entra magari nulla e per dedicare attenzione ti occupi dell’n-esima cosa +1. Non che la cosa mi sia dispiaciuta piu’ di tanto, come ebbi modo di dire ad un mio ex capo: non c’e’ materialmente il tempo di annoiarsi. Ora invece da circa due settimane sono “dedicato” su un unico cliente e progetto, che richiede invece un notevole approfondimento tra gli aspetti tecnici e quelli funzionali, oltre che organizzativi. Anche qui, la vedo come un’esperienza utile e in cui le mie capacita’ analitiche possono spaziare e dove, date delle scadenze forzate molto ristrette, si possa comunque imparare, di tutto, da fare un tar -xvf e usare vi su una macchina unix a capire come funziona un ordine iceberg sulla Borsa italiana.