negli ultimi 3 giorni avro’ sentito almeno trenta volte Trinity da “All that I am” di Santana. in questo pezzo strumentale di 3 minuti e trentatre’ secondi Santana suona in trio con Kirk Hammett dei Metallica e Robert Randolph. Il pezzo non poteva essere scritto da una persona sola, infatti oltre a Santana gli autori sono Nusrat Fateh Ali Khan e Michael Brook. Ascoltando il suono caldo e vellutato delle chitarre e l’intreccio sul tema mi viene in mente di anni fa quando mi cimentavo cercando di suonare “Europa” di Santana, o di un e-mail di anni fa dove chiamavo Una persona (che in effetti ha tre nomi) Trinity (e io ovviamente sarei Neo pero’), mi viene in mente che ci sarebbero anche tremila cose da scrivere, da un piccolo resconto su Atene, al fatto che non ho tempo quasi per respirare e che di recente ho preso almeno tre dischi che mi soddisfano…
Autore: paolo
Jamming in Atene…
Partiti ore 10:35 per un weekend ad Atene di tutta cultura e scarpinate, adiacente a 3 giorni di duro lavoro, ci siamo ritrovati sull’aereo una band raggae, l’occhio acuto della mia compagna di viaggio riconosce il badge con scritto “artist” e sotto : Wailers la mitica band che accompagnava Bob Marley… Atterrati, chiedendo candidamente, excuse me, are you the legendary wailers ?, alla risposta, of course (con faccia un po’ da compatimento) magicamente ci siamo ritrovati nella guest list del loro concerto al Gagarin 205 , come dire di no ? la serata che si prospettava tipica con cucina greca all’ombra del partenone ha invece subito un imprevista e quantomai piacevole svolta rasta…Concerto veramente bello e inteso e … un concerto raggae a tutti gli effetti. Comunque nel frattempo un primo giro al quartiere modaiolo di Kolonaki e una vista notturna di Atene dall’alto della collina di Lycabetto non ce li siamo fatti mancare. Last but not least, l’hotel AVA all’altezza delle aspettative prenotato via internet e da cui stiamo bloggando via adsl dalla camera (for free !)
from the ground on up
L’unico lavoro in cui si inizia dall’alto e’ scavare una fossa” letta su Style Magazine, pag 74
heartbeat
giusto un ping, o un heartbeat nel gergo fix : ci sono anche se sommerso da mille cose, e da raccontare ce ne sarebbero, pagine bianche da riempire, come stanze vuote da arredare, idee, affari, trasferte e viaggi, poche ore di sonno (profondo) per notte, ma ve bene cosi’…
cd a cucchiaiate
Cari signori dell’Apple, ok che voi siete molto avanti, ma cosa puo’ essere sfornare il nuovo iPod nano, pico, meta , tera etc… qua bisogna fare un salto avanti nell’interfaccia utente, perche’ ad esempio con iTunes non masterizzare i cd semplicemente pigiando sul biscottino che ha la stessa forma ?.
Io per ora ho provato anche passandolo circolarmente su un cd ma non funziona ancora… Onestamente mi accontenterei che nel prossimo upgrade del firmware del mio iPod Photo si potessero leggere i testi delle canzoni come sul nuovo nano e immagino sul nuovo Ipod piu’ sottile e con video.
musica d’autunno
nella settimana piovosa appena passata ho rispolverato dalla mia collezione e portato in giro dischi emozionalmente autunnali : OK Computer dei Radiohead, Urban Hymns dei Verve e Alone with Everybody di Richard Ashcroft. Diro’ che fino ad oggi i dischi nuovi usciti nel 2005 non mi hanno fatto impazzire. Ok ora magari grazie al download dai vari siti si rivalutano le singole canzoni, ma un disco intero che rimanga se non memorabile almeno decente sembra sempre piu’ raro. Potrei lasciarmi tentare da quello nuovo di Sheryl Crow o dei Coldplay… any suggestion is more then welcome…
La forza delle icone (non quelle di windows)
Il tempo piovoso invita alla lettura al caldo della casa. Ho appena finito un libro non propriamente accessibile : “Le porte regali“, un saggio sull’icona scritto negli anni ’20 da Pavel Florenskij che avevo sentito menzionare di recente su La Stampa. Sono stati i viaggi in Grecia a farmi incuriosire all’iconografia ortodossa : dalle icone, o meglio le riproduzioni che si possono trovare in vendita anche nei bazar, alle chiese con fedeli che entrano, sostano, baciano le icone, pregano ed escono. Non c’e’ nulla come trovarsi di fronte ad un iconostasi (la parete che separa l’abside), come ad esempio nel monastero di Moni Agia Triada a Creta : l’impatto della purezza del colore e delle immagini pressoche immutabili nel tempo suggeriscono che non si tratti solamente di pittura o arte religiosa.
Gia’ durante un’interessante conversazione con mio cugino, che… essendo del mestiere, se ne intende, mi spiegava che le icone non sono un semplice oggetto d’arte e pertanto non ci sono testi o descrizioni le commentino, o meglio l’icona per gli ortodossi e’ piu’ una questione di esperienza tangibile, e altrimenti non si spiegherebbe la vera e propria venerazione. Il tema e’ certamente complesso e riuscire a spiegarlo in poche righe e’ impresa al di la’ delle mie capacita’. Il punto di partenza e’ proprio all’inizio del libro, e anche all’inizio della Bibbia : “In principio Dio creo’ il cielo e la terra” (Gen I,1) Se quindi esistono simultaneamente queste due dimensioni, la ricerca di un punto di contatto intellegibile e’ ritrovata dall’ortodossia nell’icona. Definire un’icona e’ un po’ come definire una finestra: non e’ tanto questione di materiali, del telaio o del vetro, l’essenza di una finestra -presuppone- un interno, un esterno ed un tramite.
A volte comunque i discorsi troppo complessi rischiano di far venir meno l’esperienza diretta e la ricerca di un significato personale : nel volto sereno, ma pieno di una comprensione illimitata, di Gesu’ in braccio a Maria che con grazia e attenzione guarda a Lui c’e’ una forza e una dolcezza che mi ha fatto scegliere questa icona tra altre nell’ultimo viaggio a Kos e volerla portare nella nostra (nuova) casa.
un gentile regalo d’autunno
Dopo aver degustato a pranzo del Chianti, il sole di questo sabato mi invita a una pausa di riflessione nell’orto dove vicino alla pianta di albicocche sedersi e fumare in pace un sigaro, leggendo una rivista di viaggi, con immagini dell’autunno italiano e di posti ancor piu’ lontani, dall’australia all’india.
Assaporare tra le volute del fumo quelle immagini, in tutta calma, a piedi nudi e in maglietta sotto il sole gentile, che scalda bene ma non richiede occhiali o cappello e’ un momento corroborante, ritagliato dal tempo dove il lavoro ti assorbe e per quanto ti piaccia, sottrae energie come pure dai momenti dove l’intuizione e le idee che ti passano per la testa veloci potrebbero farti immergere nelle attivita’ piu’ diverse.
don’t click it
dont click it . period, anzi punto.
jeanspod
A me l’iPod piace come dire, nudo, certo che pero’ si graffia in pratica solo a guardarlo. Per cui una qualche protezione, almeno per quando lo si porta in giro, puo’ aver senso, quello che di senso non ne ha molto e’ pagare 30 o 40 euro per un guscetto in plastica, oltretutto bruttino, oppure ad una cifra simile il set di 7 calzine Apple, che dico, ma se uno ne volesse una sola ?
Quindi sfruttando un paio di jeans vissuti, e’ bastato scucirne una tasca e ricucire addosso il vestitino che vedete (grazie mamma) : l’ho chiamato jeanspod.
La cosa interessante e’ che essendo molto aderente, in pratica si puo’ comandare la rotella sfiorando il tessuto: una nuova esperienza tattile di user interface.
Giusto per sfruttare lo spazio libero attorno alla foto e in tema con la canzone che suonava al momento dello scatto, nonche’ un paio di post fa, il file midi del riff di impressioni di settembre, da usare come suoneria del cellulare (testato sul mio nokia 6610i) sta qui