gone with the wind

Nell’attesa di riprendere una sana attivita’ di viaggi di piacere di cui scrivere, potrei recuperare alcuni frammenti di viaggi di lavoro fatti di recente: nell’ultimo mese due trasferte londinesi e in mezzo una trieste. Gli ultimi due viaggi sono stati accumunati dal vento : bora triestina che faceva ballare non poco il mini aereo in partenza da Ronchi del Legionari (prima volta che provo il Milano-Trieste e direi anche ultima : meglio treno o macchina) e lunedi’ scorso l’avventura di volare da milano a londra in una giornata decisamente tempestosa : uscito dall’ufficio alle 14 con cambio di volo da malpensa a linate e arrivato in hotel a londra per le 23.

Ma ci sono anche le cose positive e sul lato non lavorativo , aver sperimentato a trieste questo ristorante : Antico Panada con un’ottima tartare di tonno e linguine con calamaretti rinforzati, a Londra le colazioni con cinnamon swirl e cinnamon dolce latte da starbucks e provato l’ebbrezza di attraversare un fiume in battello per andare dall’hotel in ufficio ed ora nel momento che paziento per l’ennesimo ritardo del volo, a Heatrow sentire una maestra giapponese che declama ininterrottamente almeno da 20 minuti non so cosa ai suoi alunni.

Why do you have to go and make things so complicated?

Ho spesso pensato di amare le cose complicate, ma forse in effetti mi e’ solo piaciuto pensarlo.

Un esempio per contestualizzare : da anni e anni in casa dei miei ho usato macchine da caffe’ Saeco “automatiche” : una volta scelto il grado di macinatura , premendo un bottone, macina ed eroga espresso cremoso modello bar. Ora per la casa nuova attratto dallo stile vintage e forse non troppo conscio delle implicazioni ho preso una Pavoni Europiccola. Se posso essere soddisfatto dell’impatto visivo ammetto che dopo i primi due giorni mi rendo conto del numero di variabili in gioco : grado di macinatura, dosaggio , pressione del caffe’, temperatura e uso della leva (oltre ad altre che suppongo tipo allineamento astrale, interferenze di campi di forza) che rendono il risultato finale ancora lontano dall’essere ottimale. Ma la pazienza e’ un’altra virtu’ di cui mi piace pensare essere dotato

lag time

Che il tempo sia quindi una risorsa scarsa e’ ovvio, di recente pero’ ho sentito una cosa interessante da un amico diventato papa’; al di la’ delle solite cose : ma riesci a dormire la notte ?, certo che un figlio cambia la vita etc. mi diceva che al lavoro si sente molto piu’ produttivo e veloce riuscendo come non mai prima a mettere a fuoco le cose veramente importanti e a tralasciare quelle che magari per abitudine si continua a fare ma sono fonti di dispersione di tempo ed energia senza particolare valore.

back to black

verosimilmente questo e’ il periodo piu’ lungo di assenza dal mio blog dalla sua nascita, niente di particolare, solamente una fine di 2007 dal punto di vista lavorativo notevolmente intensa che si protrae unita ad alibi talmente comuni che non val la pena di esporre, tutti hanno poco tempo, etc. etc. Pero’ un po’ il blog mi è mancato, come occasione di esprimere qualcosa e magari un giorno di ritornare sulle mie tracce e capire meglio come sono andate le cose. Ma forse capire e’ un atto interessante ma non cosi’ necessario, forse c’e’ solo bisogno di evolve-re o magari di una discontinuita’. vabbe’ per oggi non sottopongo ad ulteriore lavoro il neurone residuo.

Vivere

Vivere!
anche se sei morto dentro
Vivere!
e devi essere sempre contento!
Vivere!
è come un comandamento
Vivere….. o Sopravvivere….
senza perdersi d’animo mai
e combattere e lottare contro tutto, contro!…..
Oggi Non Ho Tempo
Oggi Voglio Stare Spento!

strepitoso benigni

Si dice spesso che in tv e sulla RAI non ci sia niente di bello da vedere, pero’ lo spettacolo di Benigni stasera tra i fatti del nostro tempo e il quinto canto dell’inferno di Dante e’ una delle cose più memorabili viste da parecchio tempo a questa parte

per dormire c’e’ tempo quando si e’ morti

quante volte la pigrizia o l’inerzia fermano dal volere fare, creare qualcosa ? certo ci sono attivita’ che richiedono poche energie mentali o fisiche e istintivamente sono attraenti, ma alla fine cosa rimane ? Il tempo libero, generalmente, con il passare degli anni non aumenta e quella cosa potrebbe svanire. Quello che non vorrei perdere di vista e’ che se c’e’ una cosa, che sia piccola o grande non importa, che penso di voler fare, farla e basta; se anche domani la sveglia suonera’ dopo solo cinque ore di sonno, va bene cosi’.

Ben Harper’s brown bones

Aver visto a sorpresa Ben Harper cantare dal vivo Lifeline nel programma di Fazio stasera su Rai 3 è stata una piacevole sorpresa e mi ha ricordato che volevo lasciare una traccia qui sul suo ultimo disco : Lifeline.
Quando prendo un disco cerco subito la posizione della title track, nel caso ci sia, ovvio. I dischi che hanno la title track come primo brano mi sembrano un po’ scontati, come una che te la da alla prima uscita. Come secondo brano e’ una scelta gia’ piu’ comune, piu’ o meno in mezzo fa immaginar che ci sia un percorso per arrivarci, nel caso di Lifeline, e’ l’ultima traccia e anche quella musicalmente più fragile, meno appariscente, dove anche se usa la sua weissenborn lo fa senza scorribande di slide sulla base un semplice tempo in 3/4. Il testo mi colpisce (i don’t want to wait a lifetime, yours or mine, can’t you see me reaching for the lifeline) , già lo aveva fatto la prima volta che l’avevo sentita dal vivo . La prima impressione comunque del disco qualche settimana fa’ era ok, carino ma un po’ moscio, insomma le canzoni sembrano tutte uguali e spente. Poi notavo questa contraddizione tra il testo ad esempio di fight outta you che ti immagineresti con una musica sotto bella presente e invece tutto trattenuto, ma forse non dovrei sorprendermi degli ossimori di Ben, per uno che suona con una band che si fa chiama the innocent criminals. Riascoltando il disco con calma si apprezza meglio il sound, caldo, registrato in una settimana in questo studio parigino e che può vantarsi di dire non sono stati usati orpelli computerizzati per produrre il disco, insomma old school.E’ ovvio che quando uno guarda ad una buona discografia viene naturale il confronto con la brillantezza di Fight for your Mind ( come potrei dire per Little Plastic Castle della sua quasi coetanea Ani DiFranco, però poi si direbbe non c’e’ evoluzione etc etc. Io penso che il disco sia buono, che le idee e testi siano coerenti con il percorso di Ben, e spero di poterlo nuovamente vedere dal vivo perche li’ sa dare il suo meglio.