un weekend intenso, denso di chilometri in treno per raggiungere l’ urbe, dove invece di solito per lavoro vado con l’aereo delle 7 di mattina e ritorno in giornata. Chilometri macinati a piedi, perche’ non da soddisfazione fare il giro dei musei vaticani, in una mattina, meglio farlo due volte perche’ si sa’ la seconda volta vedi meglio alcune cose che ti sono sfuggite, e poi via in salita a piedi sul cupolone. Sapori nuovi, dalla granita al cocco e fico da Giolitti (onestamente non entusiasmante) al gelato al pecorino, (ah pero’) e poi ancora camminare, che se per caso senti che il tuo piede sta per generare un vulcano e il ginocchio scricchiola, camminandoci ancora dopo un po’ forse non fa piu’ male (o non ci fai caso) perche’ sono tante le cose da vedere e fare. E poi, last but not least, le scoperte grazie al cugino che conosce i luoghi e la materia, dei significati simbolici e di tesori dell’arte religiosa come la basilica di San Clemente. Ora pero’ quasi quasi mi farei un weekend sintetico in mezzo alla settimana, di puro relax, almeno nei sogni.
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Qix’s back
I primi ricordi della sala giochi di quando avevo 12 anni sono legati ad un gioco: QIX che visto oggi fa sorridere per la grafica che definire spartana sarebbe gia’ un complimento, pero’ mi piaceva e la cosa che mi sorprende e che non mi dispiace giocarci ancora, dopo oltre 20 anni. Se qualche anno fa ne avevo vista una versione che usava un emulatore (mame) ora grazie al web e a flash rieccolo in tutta la sua potenza : qui
l’attesa insostenibile per un mojito in un bar settimana scorsa (mi immagino che il barista sia dovuto andare in un orto del vicino per sottrarre della menta) mi ha spinto verso al fai da te : sfruttando l’erbetta verde che cresce a portata di mano, rifornita la mia cambusa con dell’havana club ho sperimentato una libera interpretazione del cocktail. Certo mi rimane qualche perplessita’ su come fare con la soda… comunque il risultato abbinato al rituale sigaro sulla terrazza e’ promettente.
un ristorante tutto per noi
Sentivo che ci sono persone che pagano svariate migliaia di euro per poter avere un ristorante a disposizione solo per loro, a noi e’ bastato molto meno per una cena a due in un (piccolo) ristorante arabo. Certo di fronte ad un ristorante in cui non vedi dentro nessuno ti viene il dubbio che ci sia qualcosa che non va e sei portato a non entrare. Grazie alla segnalazione di una collega che ci era stata e soddisfatta siamo entrati ci siamo trovati ad apprezzare piatti marocchini, in un locale dalle tinte calde, con tutta la calma e la comodita’ per parlare, immaginare e trovare spunti da posti lontani per portarli vicino, molto vicino.
la nobile arte della traduzione
Imbattersi in un documento tradotto, spero con un traduttore automatico, e ovviamente non verificato da nessuna persona che abbia un minimo di conoscenza non dico tecnica, ma delle basi della lingua italiana fornisce sempre simpatici momenti di sollazzo, e ne ho viste nel corso degli anni. Mi ricordo ad esempio in un contratto di aver notato personal injuries tradotto come ingiurie personali, pero’ ammetto che vedere tradotto United States come: Unito Dichiara * ha raggiunto un vertice che ho solo paura a pensare come possa essere superato. Ma forse non dovrebbe piu’ importarmi e dovrei solo divertirmi alla cosa, chissa’ perche’ non ci riesco.
negli ultimi giorni ho fatto piu’ spesso il pendolare in macchina che in treno e riscoperto il piacere di ascoltare musica, per altro in questo 2005 finora non ho sentito dischi nuovi che veramente mi abbiamo sorpreso, comunque su lifegate radio l’altro giorno mi ha colpito questo tessuto di chitarre acustiche e slide/elettriche alt. country su cui danzava questa voce sconosciuta di cowgirl. Il mio solito trucco e’ di ricordarmi almeno una parte most significant del testo e con google da “big chain around my neck” + lyrics sono arrivato a Can’t Let Go di Lucinda Williams. Da li’ a farlo il primo brano acquistato su iTunes il passo e’ stato breve…
tra ieri e oggi si sta dipanando una trilogia culinaria che pone il mio girovita a grande rischio : ieri sera cena del matrimonio di mio cugino, oggi pranzo di lavoro e stasera cena con i colleghi a milano. per venerdi’ mi nutrirei di solo amore.
dopo svariati km. a piedi di shopping milanese, una cena tex mex ti da’ soddisfazione. dopo la cena, una festa in una casa piena di colore e di calore (anche se conosci solo pochi tra i vari volti) ti fa star bene. dopo 32 km. in bici, il gelato e’ decisamente piu’ buono. e il weekend e’ gia’ passato
piccoli rituali : il sigaro e l’albero di ciliege
Non sono un fumatore, ma un sigaro di tanto in tanto rigorosamente all’aperto offre quel giusto tempo di stacco dalla fretta che attanaglia i giorni lavorativi e non solo. La variante odierna del rito ha previsto l’avvolgimento nelle spire di fumo prendendo il sole con nelle orecchie dritto dal mio ipod, The Rising di Bruce e una nuova scoperta che ho sentito per radio e mi ha subito acchiappato : Black Horse and the Cherry Tree di KT Tunstall. Mi piace quel ritmo e l’alternare di corde stoppate e lo sferragliamento, devo farmi una playlist abbinandoci Don’t Kill di Hamell on Trial e qualcosa di melissa etheridge
La casa dei sogni
Sono cresciuto da piccolo con il Manuale del costruttore edile a fianco di Topolino e penso di avere imparato parole come “cassero” o gru (pronuncia “guu”) ancora prima dell’asilo. Poi piu’ avanti avevo anche avuto la pensata di iscrivermi ad architettura invece che ad economia, il buon senso del papa’ geometra e la presa di coscienza di non avere uno spiccato talento artistico mi hanno fatto desistere.
Pero’ l’idea di progettare una casa tutta nostra forse da qualche parte resiste ancora, o meglio per il momento si traduce in osservazione del mercato immobiliare, controllo di alcune proposte, visite e confronto con disegni, cercare di tradurre semanticamente 4L+2S+2BOX (con relativo aggettivo immancabile, tipo “stupendo” “da vedere” o “recentissimo”)in quella che possa essere la casa ideale/reale