tanto per riassumere, oggi il tempo impiegato casa-ufficio e’ stato di 3 ore, e poteva essere anche di piu’ se non per un mio collega che e’ passato a prendermi in stazione. Ora, al di la’ della sbattita, l’acqua presa e altro, se dovessimo quantificare semplicemente le ore di lavoro perse mi chiedo se mai possa essere addebitata all’ATM la responsabilita’ di questo comportamento. Infatti fatto salvo il diritto di sciopero, modificare le ore indicate in modo da creare maggior danno per la comunita’ di quanto prevedibile e’ un comportamento non molto responsabile, poiche’ nessuno chiaramente paghera’ per questo un’iniziativa potrebbe essere quantificare monetariamente le ore perse di lavoro e non pagare il biglietto fino a compensazione di questo ammontare.

Sto bloggando nel mezzo di una coda epica per il taxi in staz. Centrale a milano, grazie allo sciopero spontaneo dell’ATM non e’ servito alzarsi alle 5.40 per anticiparlo, grazie ancora ATM

misheard lyrics
ero convinto che in Time is running out dei Muse si dicesse “gravity, i won’t let you grab me in” invece di bury it, I won’t let you bury it e gia’ mi immaginavo abbinata, al crescendo della canzone la spinta antigravitazionale per librarsi verso un orizzonte piu’ ampio sospinti dal pulsare della batteria a colpi di maglio perforante (e anche un po’ di alabarda spaziale) per venire sferzati come nuvole di vapori picrici dalle torri di catalisi di ondate sonore a meta’ tra il clavicembalo e una chitarra distorta sottile, segno della tensione e dell’aspirazione dell’uomo in giacca e cravatta dilaniato in questo piano corporate culture… mi ero sbagliato, peccato perche’ la mia interpretazione distorta mi piace quasi piu’ dell’originale corretto.

sala d’attesa
c’e’ un vago senso di vuoto in una sala di attesa di una stazione, namely nella stazione di Milano, una struttura che a oarte il controsoffitto moderno ha delle panche di legno e delle pareti che tradiscono uno stampo architettonico anni 30, pero’ ci sono anche quattro totem wi-fi e tutto sommato e’ piacevole bloggare con il portatile : scalda e connette; quando si dice la versatilita’

I need to be inspired…
non ho deciso di chiudere il blog, non ancora, forse. diciamo che nonostante i buoni propositi, l’ispirazione e’ non e’ una costante, ma forse questo e’ fondamentalmente un alibi per la mia pigrizia. Comunque di recente mi sono comprato un moleskine che spero aiuti nel raccogliere idee, spunti, sfoghi e … ispirazione. E’ un po’ bizzarro che io, tecnomade-pendolare per eccellenza, che viaggio con un palmare ipaq con wifi, un xda con gprs e un portatile con scheda gprs vodafone trovi piu’ ispirazione nel scrivere a mano magari mentre viaggio in piedi in treno. Forse siamo troppo viziati dalla tecnologia e disabituati a scrivere a mano, ma l’analogicita’ del medium, la pressione della penna sulla carta che registra non solo le parole ma la posizione di chi scrive e gli errori che non possono essere corretti premendo backspace hanno un loro fascino.

certo, usando le nuove features di blogger potrei retrodatare dei post, includendo appunti post concerto di Ben Harper e delle sue due ore e quaranta sul palco, oppure della giornata dove ho percorso forse piu’ km in macchina (novara-trieste-novara) e dei panorami poco prima di Trieste con rocce sparse carsiche e macchie di vegetazione in tutta la palette dal rosso intenso all’arancione passando per il granata. Potrei, ma non lo faro’, a volte ci sono dei momenti dove il tempo e la voglia congiurano contro il blog.

devo dire che mi acchiappano parecchio i muffin al mirtillo di Spizzico. Immagino che al di la’ della insita fragranza ci sia un personalissimo e positivo bias semantico che mi ci fa appassionare, comunque tornando alla freschezza me li immaginavo sfornati sotto casa, invece l’opportunita’ avuta di oggi di coglierli ancora nel loro package originale mi permette di vedere che sono prodotti da Cuisine de France. Gia’ la mente vola verso paesaggi d’oltralpe, di mugnaie che impastano i muffin, oui magari in vestito provenzale, quando leggendo meglio vedo che Cuisine de France sta di casa a Tallaght, Dublino. Anche questa e’ globalizzazione.

e cosi’ si archivia un’altra settimana di intenso lavoro, culminata con una tre giorni romana per un convegno con l’usale installazione di stand e dimostrazioni assortite. Lo scenario era all’interno delle Terme di Diocleziano e quanto mai il contrasto tra arte e architettura millenaria con uno stand hi tech era assolutamente notevole. Chi vede solo il risultato finale probabilmente non immagina la complessita’ del “backstage” e degli imprevisti da fronteggiare, comunque alla fine the show is on. Peccato solo non aver trovato del tempo libero per esplorare un po’ l’urbe, a parte una passeggiata notturna da trastevere passando per piazza navona e di trevi fino a convergere su via nazionale. arrivederci Roma.

nel (poco) tempo libero ho messo mano ad un aggiornamento di un programmetto scritto tempo fa che uso per fare content management, che detto cosi’ sembra una parolona, invece chiunque abia usato un qualsiasi tool per fare weblog sa di cosa si parli, comunque l’esigenza nell’aggiornare del testo era di poter inserire al volo una formattazione molto basic, esempio i grassetti e gli hyperlink. Avevo visto gia’ in giro un rich text editor per web ma con tanto di licenza, invece con una ulteriore piccola ricerchina ho trovato due cosine free che hanno fatto proprio al caso mio (e magari di chi legge qui : htmlArea e Web Wiz Rich Text Editor.
Che bella cosa poter condividere qualcosa che altrimenti avrebbe richiesto tempo che posso dedicare ad altro e comunque che ha un risultato ben exceeding my expectations

L’incompetenza abbinata al potere, la faccia sorridente e decisa come se bastasse a risolvere i problemi, problemi che magari stando in alto vengono ignorati, sottovalutati o nemmeno percepiti, le facili ironie,e l’attenzione al denaro e basta sono tutte cose che faccio sempre piu’ fatica a sopportare, sono spettacoli che oscillano tra l’assurdo il paradossale e lo squallido, oltretutto se volessi partecipare a questi show pagherei anche il biglietto, ma non e’ il mio genere di intrattenimento. In queste situazioni non saprei se la cosa migliore nel dilemma uscita/voce sia prendere e andarsene via o mandare tutti affanculo. Ma non solo gli altri hanno dei difetti, anch’io, ad esempio tutta questa considerazione dovrebbe essere accompagnata da un bel sorriso, da un bel smile pretty and watch your back e dalla stessa serenita’ che puo’ avere un monaco surfista zen mentre cavalca una tempesta perfetta, invece la cosa non mi riesce e l’unica colonna sonora che si intona al mio mood di questi giorni e’ quella dei RATM