sto postando via wifi dal mio palmare per strada dalle parti della rinascente a milano, geeksatisfaction elevata.

incidentalmente, nella giornata di sabato, Ani DiFranco suonava a Den Haag al festival The Music in My Head, giusto a un’oretta di treno da Amsterdam… per continuare il fil rouge del post precedente l’architettura della zona tra la stazione centrale e il theather an het Spui e’ tutta di superpalazzoni ipertecnologici megabusiness. ah non e’ questo che interessa ?

Un gruppo di signore vestite di bianco con una coroncina in testa canta canzoni incomprensibili, la direttrice del coro ispirata le guida con il sorriso mentre una versione di Marlene Dietrich aspetta seduta, arriva un barcone, non si capisce chi sia il personaggio , c’e’ anche una capretta bianca poi consegnano una targa, alla sera rivediamo la scena, in TV, e in libreria da ogni parte rispunta fuori lui .
Un negozio di didgeridoo spettacolare, mai visti cosi’ tanti e di qualita’ in una sola volta.
E che dire di un negozio di sigari dove il tempo sembra si sia fermato, di una classe ed eleganza notevole, da parlare sottovoce.
E di quello di amache ?
E si potrebbe parlare anche delle case, che si estendono in profondita’ e in altezza, con gradini delle scale che sfidano la gravita’ e alcune facciate sghembe o aggettanti, e giusto sotto il tetto, il gancio per la carrucola, forse perche’ proprio e’ impossibile portare su qualcosa ai piani alti passando per le scale.
E l’equilibrio tra edifici classici, tipizzati e evoluzioni moderne.
E la zuppa di piselli con salsiccia e le torta di mele in un posticino carino (e con un ottimo valueformoney) Si potrebbero dire anche molte altre cose su un weekend ad Amsterdam ma non sono state scritte in questo blog.

E’ sempre interessante vedere in carne e ossa qualche persona che si e’ conosciuta in vario modo in rete. L’occasione di assistere alla presentazione di Mondo blog della Pizia non poteva sfuggirmi. Infatti forse la cosa piu’ interessante dei blog e’ l’identita’ che traspare della persona che c’e’ dietro, di storie vere, di frammenti che hanno qualcosa di autentico, e la Pizia e’ decisamente una delle mie favorite, e proprio leggendo il suo blog praticamente dall’inizio mi aveva convinto ad aprirne uno mio, ormai quasi due anni fa. Mi e’ piaciuto anche scambiare due parole con Flamingpxl e Rillo . Mi sento quasi di dire (ma non vorrei cadere nella trappola del lancia la freccia e quello che colpisci chiamalo bersaglio) che me li aspettavo cosi’, dopo averli letti sovente. come se ci fosse una coerenza tra la persona “fisica” e quella del blog. E anche tra la piccola folla riuscire abbinare alle url i volti dell’uomonero, di pecus o di arkangel (che ho scoperto relativamente da poco e che trovo intrigante) crea quel senso di “piccola” comunita’ di qualcosa di assolutamente vivo. Purtroppo, col classico rammarico del pendolare, ho dovuto scappar via dopo un po’ verso casa e internet,again.

ho sempre pensato al fumo come qualcosa di rituale e non compulsorio, per cui nel corso degli anni qualche sigaretta o la pipa c’e’ stata, magari giusto come esperienza e il sigaro di ieri sera direi che meritava per il suo sapore e per la pienezza dell’aroma, preceduto da un mojito e innaffiata la gola con una birretta il quadro e’ completo. Essenziale in generale in questi aspetti rituali che il fumo possa salire libero verso il cielo.

tra le varie abbronzature originali ora posso vantarne una modello canottiera con ciambella attorno al collo (e collo relativamente tranquillo) solcata da una striscia bianca tipica di fascetta reggi bicchiere da degustazione. Il tutto oggi al camminmangiando. Per dare un’idea immaginate di camminare per 12.5 km dalle 11 alle 18 sotto il sole (ma al riparo in alcuni punti tra boschetti e vigneti, mangiando a tappe varie prelibatezze piemontesi, dal salam d’la duja alla panisca, al brasato salsiccia e polenta (con oltre 30 gradi) al gorgonzola e la toma, il tutto innaffiato da svariati vini. Cibi ottimi e porzioni piu’ che soddisfacenti, confesso di non apprezzare molto i vini della zona (Fara, Ghemme, Gattinara), li trovo un po’ troppo pesanti, menzione pero’ alla Valentina, vino barricato dall’aroma intenso, e ai nebbioli “plain vanilla”. Alla fine si e’ pure stanchi ma di quella stanchezza mista a soddisfazione.

di solito i convegni sono qualcosa che impegna estremamente la palpebra nel non crollare invece oggi all day sono stato ad un convegno a sfondo finanziario/analisi tecnica e l’ho trovato piuttosto interessante, proprio per l’aggancio tra il mondo finanziario , i vari metodi di analisi e alcuni aspetti psicologici. Il punto essenziale espresso da John Bollinger che sintetizzero’ per voi e’ : non importa quale metodo o quale sistema decidiate di usare, conta quanto ci credete e soprattuto la disciplina nell’implementarlo.
Lo stesso ha raccontato una storiella interessante riguardo alla gestione di un portafoglio parlando di un investitore privato che ha ottenuto buoni successi e proviene da un backround di venditore di auto : se ha tra le mani un’auto che nessuno vuole appena capita l’occasione la svende, pur di non averla piu’ nel piazzale, se invece ne vende una che piace e per la quale ha richiesta, ne compra un’altra simile. Altra metafora da parte di S. Calamita : pensate ad un imprenditore che assuma 10 operai, dopo un po’ vede che cinque sono dei lavativi, fanno casino e gli fanno perdere soldi, cinque invece sono brillanti bravi e produttivi, chi decidera’ di licenziare ? ragionevolmente i lavativi. Se gli operai sono l’equivalente delle azioni in un portafoglio invece non e’ bizzarro che la gente venda le azioni che hanno guadagnato e si tenga quelle in perdita sperando che risalgano ?