mancano poche ore al concerto di Ani al C-Side, proprio da li’ nel 1998 Ani aveva tenuto uno showcase e da quell’anno e’ tornata annualmente in Italia, dal 1999 io l’ho vista 15 volte. In questi anni siamo cresciuti, e l’atteggiamento e le aspettative di fronte ad un suo show sono cambiate, onestamente stamattina parlandone non avrei saputo cosa aspettarmi, certo immagino che musicalmente non sara’ un concerto molto diverso da quello del novembre scorso a Torino anche se nel frattempo e’ uscito l’ennesimo disco, e Andrew Bird che ha aggiunto un tocco prezioso aprira’ il concerto e idealmente dovrebbe suonare in qualche pezzo.
Tuttavia per una serie di cose che non mi va di spiegare qui, per quanto abbia il biglietto in mano, in questo momento vorrei girare la macchina ed essere altrove. A volte per riuscire a star dietro a tutte le cose che succedono in un giorno bisognerebbe sdoppiarsi e forse non basterebbe.
Di ritorno dopo cinque giorni al Cairo, per lavoro si’, ma con diversi momenti di gioco e anche un po’ di occasioni per visitare la citta’. Era la mia prima volta in Egitto e anche nel continente africano. Una citta’ enorme (20 milioni di abitanti, con una crescita di 1 milione all’anno), dai forti contrasti : dal nostro lussuoso hotel, parte di un centro commerciale che dovrebbe essere il dodicesimo al mondo per dimensioni e secondo al di fuori dagli USA, alla “citta’ dei morti”, un agglomerato di quelle che da lontano sembrano case,in realta’ e’ un cimitero, con pero’ ancora persone che ci vivono dentro, come diceva la guida : you’ve very quiet neighbours…
Con queste popolazione la citta’ cresce in altezza, ci sono palazzi smisurati e una gran parte di costruzioni incompiute : con i ferri del cemento armato che puntano il cielo e i muri di mattoni (non si pagano tasse sulle case non finite).
Siamo stati alle piramidi di Giza (e sono entrato in quella di Chefren), visto la Sfinge ed il Museo Egizio : quel genere di posti che da sempre vedi sui libri di testo e poi ti ci ritrovi proprio li’. Sfruttando fino all’ultimo minuto, abbiamo girato per il bazar Khan el Khalili con relativo mercanteggiare per comprare oggettini e siamo entrati nella moschea di Mohammad Ali’: alabastro a profusione, tappeti e la sensazione di spazialita’ non orientata e senza riferimenti di immagini, sculture , cosi’ diversa da una chiesa.
Il nostro taxista/guida comunque ci dice che non ci sono problemi particolari tra gente di diverse fedi, dai cristiani copti ai musulmani, interessante questa convivenza apparentemente pacifica.
In questi giorni mi sembra di aver mangiato come un vitello, complici i vari buffet e i coffee break con biscottini. E’ stata notevole la cena in una tenda vicino alle piramidi, gustando cibo tipico speziato dai nomi impronunciabili anche se alcuni cibi si ritrovano in tradizioni di paesi vicini nel mediterraneo, come i dolci al miele, o il kebab o i falafel, il tutto innaffiato di buon vino rosso egiziano (una sorpresa onestamente, il vitigno e’ comunque cabernet).
Per degnamente completare il tutto, lo spettacolo di danzatori roteanti (a me bastano 3 giri per non capire piu’ come mi chiamo), seguiti da fanciulle dalle mosse sinuose. Questa miscela accompagnata dal ritmo delle percussioni mediorientali e’ in grado dopo un po’ di mandare in trance.
Volevo postar subito dopo aver visto il film, comunque con il solito ritardo, non posso che dire che gli oscar a Million Dollar Baby siano decisamente meritati e in parte non scontati. La boxe e’ presente certo, ma ancor piu’ la tenacia e la determinazione nel voler raggiungere un obiettivo, anche quando ti dicono che non hai piu’ i requisiti o l’eta’ per farlo. Il rapporto che si crea tra chi ti allena e ti trasmette la sua esperienza cercando di proteggerti illumina un cammino in cui il dolore e’ presente in vari aspetti. La sfida che il dolore lancia e’ quella piu’ pesante e ti puo’ cogliere all’improvviso e anche se la voglia di lottare rimane non c’e’ una facile consolazione.
chissa’ perche’ la neve e’ il fenomeno atmosferico che maggiormante fa pensare all’infanzia. Certo la neve e’ stupore ed e’ anche un gioco se sei piccolo (ma non solo). Mi ricordo quando la si raccoglieva in giardino, tirando via lo strato superiore , si aggiungeva un po’ di sciroppo e voila’ una granatina naturale, oppure dopo averla spalata fare le montagne ai margini del cortile scavando le gallerie (e facendoci scoppiare i petardini dentro). In tempi meno remoti invece mi piace sfruttare il piazzale vicino a casa per provare le reazioni della macchina sul fondo scivoloso, divertente ma anche utile. Oppure, come oggi, camminare per andare al lavoro sulla neve soffice con i miei anfibi e sentire la compressione della neve crunch crunch e guardare le orme. Certo, preferirei vedere questo spettacolo , dice il mio collega: come se fossimo dentro una boule a niege, a casetta, ma almeno in questo momento l’ambiente e’ placido anche in ufficio e buono per la produttivita’, ne approfitto per tornare alla redazione di un documentone.
Ho avuto modo di partecipare ad una serata interessante organizzata dal locale Lions Club a cui era presente come testimonial Carla Perrotti , la “signora dei deserti”. Sentire il racconto delle sue imprese, attraversando a piedi in solitaria deserti nei vari continenti e’ stata una stimolante fonte di ispirazione. In primo luogo perche’ puo’ mostrare come la volonta’ di realizzare un sogno possa effettivamente far compiere imprese certamente non ordinarie, e soprattutto far riflettere che i sogni non sono qualcosa propria solo di una fase “giovanile” (mi viene in mente father and son di cat stevens dove diceva you will still be here tomorrow, but your dreams may not. Lei ha iniziato queste traversate dal 1991 ed oggi e’ una signora sulla cinquantina, ma sicuramente con un fisico (ma soprattutto una mente) molto piu’ giovane.
Penso che la lezione comunque piu’ importante sia sull’atteggiamento da tenere nell’affrontare una prova che puo’ essere straordinaria come pure quotidiana, cioe’ la consapevolezza delle proprie risorse e la volonta’ di mettersi alla prova avendo in mente le difficolta’ che si incontreranno ma spingendo in avanti i propri limiti, non lasciando che timori del fallimento o della crisi offuschino la volonta’ di andare avanti.
Letto qui puo’ suonare retorico, detto da una persona che con uno zaino di 25 kg fa 430 Km a piedi in 20 giorni da sola nel deserto tra escursioni termiche, disagi vari e silenzio, senza perdersi, ha tutt’altro valore.
capitando per caso (ora che mi ricordo cercavo se si potessero creare le categorie con blogger.com) su questo post mi si e’ riaccesa la curiosita’ riguardo alla rappresentazione grafica di reti articolate, risalendo di link in link sto cercando di capire il motore grafico che idealmente alimentato da un file xml potrebbe generare una mappa di relazioni. Relativamente affine come logica la recente (da parte mia) scoperta di indyjunior : dategli in pasto un file con coordinate spazio temporali in xml e lui sforna il percorso su una cartina flash, ora peccato che provandolo con alcune localita’ italiane, caschino in mezzo al mare…
Ok gia’ immagino lo scuotere il capo di taluni che diranno, ma proprio non ha altro a cui pensare?, che dire… Compassione e’ la parola chiave, la stessa che mi sto ripetendo da oggi, perche’ se e’ gia’ difficile sopportare degli imbecilli di persona, ancora piu’ lo e’ leggendo dei mail semanticamente mal formati, a cui mi verrebbe da ribattere colpo su colpo analiticamente, condendo il tutto con un po’ di ironia, ma ho deciso di non farlo e semplicemente usare compassione zen qb…oommm…
invece di portare a casa dal convegno/fiera dei gadget, mi sono portato una bella influenza multiforme, si e’ passati dalla fase mal di gola che nemmeno se avessi urlato per 4 ore di concerto di springsteen, a quella incrementiamo il fatturato delle aziende produttrici di fazzoletti di carta, cercando comunque di trovare sistemi alternativi per respirare. Notevoli anche quella tipo brividi da freddo polare seguita da sudata modello sauna dopo mezz’ora e la torcicollo : muoviti e ti spiezzo. Quella sbocco e cagotto (non male anche questo racconto) lo sfuggita astenendomi dal cibo.
Comunque la cosa interessante (se cosi’ si puo’ dire) della febbre e’ riuscire a recuperare dalla memoria immagini ormai sopite, ad esmpio ora saprei riprodurre alla perfezione, la lampada modello pecora rossa di plastica che avevo sul tavolino della mia camera da bambino.
lavorativamente parlando, la settimana in corso e’stata decisamente pesante, un po’ come essere un anello di una catena che si stira e si muove, in piu’ ieri, ho stabilito il nuovo record di tempo messo per arrivare in macchina in ufficio : 4 ore per percorrere 50 km (ok autostrada torino milano chiusa per un grave incidente) e poi via in macchina ancora verso modena, da dove sto bloggando al convegno degli operatori finanziari, dove abbiamo uno stand che attrae i clienti fondamentalmente in virtu’ della gara di F1 Monza con la playstation, e con tatticamente vicina una Ferrari Scaglietti. Meno male che il gnocco fritto e la tigelle di ieri alleviano il duro lavoro di difendere lo stand dai razziatori di gadget
L’arrivo del browser Mozilla Firefox sembra aver riportato il confronto nel mondo dei browsers, certo non sono le browser war dei tempi di netscape vs ie, comunque una maggiore attenzione a come si presentano (e ancor prima si realizzano i siti) non guasta. Dopo un po’ di mesi di utilizzo in effetti mi trovo bene, salvo che per una cosa che mi fa abbastanza girare : il tag title ovvero quella cosa per i non addetti che fa apparire i “tooltip” cioe’un pop up sopra ad un link, contenente di solito una spiegazione, un approfondimento o in alcuni casi nei forum la preview di un post, viene troncato a 60 caratteri e senza a capo. In rete ho trovato anche dibattiti sul fatto che IE visualizza anche l’attributo ALT di un immagine come tooltip e cio’ non e’ cosa buona, pero’ onestamente l’idea di non riuscire a leggere i tooltip non mi piace,meno male che qualcuno ha sviluppato l’utile extension Popup ALT che risolve il tutto, se usate Firefox o Netscape 7 io la raccomanderei
sto tenendo d’occhio l’Alfa Brera dalla sua prima apparizione come prototipo a Ginevra nel 2002, ora che sono uscite le prime foto ufficiali devo dire che mi acchiappa non poco, certo bisognerebbe vederla dal vivo per capire se dopo 14 anni a guidare fuoristrada sono pronto per passare a tutt’altro genere. L’unica cosa che vedo al momento e’ che come larghezza (1,83) rischia di non passare dal mio garage, o meglio rimarrebbe uno spazio esiguo, che sia la volta che devo anche cambiare casa ?